Addio super boss: le caratteristiche dei manager del futuro

Posted by Dario Favaretto

Pensiero laterale, capacità di bilanciare vita e carriera propria e del team, chiarezza degli obiettivi e vision chiara: sono questi i requisiti che si vanno delineando e costituiscono le skills dei dirigenti del futuro, sempre meno decisori, ma più leader di uomini.

La cattiva notizia: i manager di domani non avranno più un “lavoro”. La buona notizia: avranno delle responsabilità. E saranno pagati per questo. È finita l’epoca del “super boss” solo al comando. Agende nascoste e gestite da una o più persone, ambizione sfrenata di fare carriera o di mettersi in evidenza, anche attraverso benefit imponenti e persino a scapito dei colleghi: parliamo di comportamenti che stanno già sparendo per lasciare spazio a una nuova figura di manager, a tutti i livelli.
Un leader che sa imparare dagli errori e usare il pensiero laterale, capace di fare squadra e di bilanciare vita privata e professionale di tutto il suo team. Un professionista disposto a mettersi in discussione per ripartire da zero, cambiare strada se ce n’è bisogno e non smettere mai di interrogarsi.
Utopia? Al contrario: questo non è il ritratto di un executive fra cinque anni, questo è il profilo di chi, già oggi, sa distinguersi ed essere il numero uno in azienda. Un atteggiamento e un modo di vivere, nel lavoro e nella vita, che è sempre possibile imparare.
«Viviamo e lavoriamo in un ambiente complesso, ambiguo e incerto», ci spiega Francesca Contardi, docente in Gestione delle carriere all’Università Liuc di Castellanza, «un ambiente così tanto in evoluzione che obbliga anche i manager a cambiare molto velocemente: ciascuno di noi è sempre più obbligato a diventare un dirigente e motore attivo per gli altri, ma soprattutto per se stesso». Già oggi, quando le aziende scelgono le loro prime linee, guardano dritto al futuro e le domande a cui i manager sono chiamati a rispondere restano sempre le stesse: come vi vedete nei prossimi due anni, come intendete sviluppare quello che avete raggiunto e quali carte giocherete? È arrivato il momento di dare delle risposte innovative e anticipare i tempi, per non restare indietro.«Per competere a livello nazionale e internazionale», continua la professoressa Contardi, «i dirigenti di domani dovranno sviluppare nuove skill.
La chiarezza innanzitutto, perché i Millennial hanno bisogno di parametri ben definiti all’interno dei quali muoversi; e poi doti organizzative, perché un buon capo deve indicare traguardi e percorsi, obiettivi di crescita e momenti di verifica, con feedback precisi e mirati a ricompensare ciascuno in funzione di ciò che ha fatto o delle potenzialità che sta esprimendo. Infine serve molto pensiero laterale per uscire dagli schemi perché il mondo, grazie al digitale, non ha più confini. Le contaminazioni sono sempre più frequenti e aver la capacità di leggere a 360 gradi quello che sta accadendo sarà vincente».

Mondo che cambia
Già, forse il punto è proprio questo: non è solo il lavoro che cambia, è il mondo intero. Una prospettiva ben più ampia, ma che non deve spaventare chi gestisce un team o un’impresa. «La complessità dei mercati e la velocità di cambiamento dei vari business sono aumentate in maniera esponenziale e ogni settore è a rischio», ci conferma Gabriele Ghini, Managing Director di Transearch, fra i primi otto gruppi di executive search al mondo, «eppure ci sono aziende in grado di sopravvivere e di crescere in situazioni così difficili. Quali? Sono quelle capaci di costruire un team manageriale molto affiatato e preparato, dove ogni membro porta competenze specialistiche raffinate ed evolute, unite alla volontà di fare squadra e di raggiungere obiettivi comuni». Quali figure stanno cercando le società più all’avanguardia sul mercato? Rispondere a questa domanda è fondamentale, perché le caratteristiche che oggi valgono un posto di lavoro sono diverse da quelle usate come criterio di assunzione fino a ieri e contribuiscono a delineare la carta di identità dei futuri dirigenti d’azienda.
Non si tratta di doti da superman, al contrario. È vero che bisogna saper volare alto, ma senza dimenticare di mettere a terra le strategie. «Accanto a un pensiero analitico di ottimo livello», chiarisce Ghini, «è necessaria anche l’abilità di realizzare concretamente e rapidamente quanto deciso. Le strategie hanno vita corta perché i mercati cambiano in fretta, dunque vanno eseguite in tempi brevissimi». Vince chi sa ragionare in termini numerici – non siamo forse nell’era dei Big Data? – e sa cogliere opportunità dove altri non le vedono, chi ha il coraggio di rompere gli schemi, portare innovazione, e uscire dal “si è sempre fatto così”».

Status symbol
Le cose cambieranno anche da un punto di vista pratico: macchina, segretaria, ufficio e altri status symbol non avranno più alcun valore. Del resto non lo hanno più neppure adesso, almeno nelle smart company. «Lavorare con scarsi supporti segretariali», conferma Ghini, «spesso senza un ufficio proprio, capaci di essere autonomi nel gestire l’agenda e i propri viaggi, sono situazioni ormai date per scontate anche da top manager».Neppure l’età anagrafica sarà più un fattore discriminante perché l’allungamento della vita lavorativa darà spazio e tempo anche agli over 60, «a vantaggio del patrimonio di esperienze e conoscenze insiti nell’età, ma a patto di mantenere una costante curiosità, freschezza mentale e volontà di affrontare e superare sfide importanti anche in un’età nella quale i nostri genitori stavano già andando in pensione». Grazie al digital sono già scomparse le distanze – oggi si lavora in tempo reale tra Italia e Cina senza lasciare l’ufficio – ma al manager di domani sarà richiesta sempre più la capacità di spostarsi e andare dove c’è il lavoro. «La disponibilità alla relocation, a vedere la propria famiglia nei week end e a essere costantemente online sono caratteristiche ormai implicite in qualunque ruolo apicale», continua l’head hunter, «ma forse sarà ancora più importante, per avere successo domani, sapersi trovare a proprio agio nel lavorare con culture diverse e distanti, individuando punti di sintesi in maniera produttiva e concreta».

Nuove abitudini
Se questo è il nuovo mondo, allora bisognerà dire addio alle vecchie abitudini. Ci sono comportamenti che ieri definivano il ruolo del manager e ne vestivano la figura, ma che domani non saranno più accettabili. «Alcuni aspetti comportamentali già obsoleti oggi», prevede Alessio Tanganelli, Regional Director Italia, Spagna e Brasile di Top Employers Institute, «non avranno alcuno spazio domani. Penso all’impronta del manager autoritario, distante e inarrivabile, alla centralizzazione delle decisioni e delle competenze nella figura del capo che sa e decide tutto, oppure alla distanza anche fisica tra il capo e i suoi collaboratori. Colpo di spugna anche sui simboli del potere, l’ufficio più grande, la segretaria-filtro, l’inaccessibilità a colloqui e pareri».
E forse non vedremo più il boss trincerato dietro un vetro di cristallo e senza contatti con la struttura, che comanda ma non ascolta, e soprattutto non viene riconosciuto dai più giovani come esempio da seguire anche da un punto di vista etico. «Un manager che non può essere un esempio non sarà considerato un buon manager», sintetizza la professoressa Contardi. Il manager di domani, al contrario, dovrà sapere ascoltare ed essere trasparente, «perché la trasparenza genera fiducia», continua Tanganelli, «e la fiducia genera motivazione e risultati, sia personali sia a livello aziendale. Fra le nuove caratteristiche che dovranno avere i professionisti per competere a livello nazionale e internazionale ci sono la perseveranza nell’impegno, la determinazione nel perseguire gli obiettivi, la capacità di vivere gli errori senza nasconderli in fondo al cassetto, ma di studiarli a fondo, per capirne le cause e identificarne gli aspetti razionalmente migliorabili, con la serenità e la consapevolezza che senza errori non esiste il successo». E quando il successo arriverà, sarà il momento di fare un passo indietro per fare emergere la squadra. «Il successo non è mai opera di un singolo», conclude Tanganelli, «quindi bisogna condividerlo, per retroalimentare la catena dei meriti e continuare a costruire e mantenere la posizione». Insomma, il ruolo del manager di ieri, fortemente focalizzato alla gestione operativa, al controllo, alla supervisione, avrà domani una funzione sempre più orientata all’insegnamento, alla guida di una squadra, all’identificazione di strategie vincenti e all’individuazione di talenti e del loro sviluppo.

Sussurrare al frigorifero
Il manager del futuro avrà anche altri nomi e ruoli, nasceranno professioni che ora non esistono neppure. Per immaginarle bisogna essere visionari. «Pensiamo a quanto tempo impiegano le aziende a capitalizzare un miliardo di dollari», è il ragionamento di Vittorio Bucci, Managing Director di Phd Italia, agenzia media e comunicazione di Omnicom Media Group, uno dei tre più grandi gruppi al mondo, «le top 500 di Fortune ci hanno messo venti anni, Google cinque, Facebook quattro anni, Snapchat è diventata miliardaria in un solo anno. E la vostra? Dipende dai vostri manager e da quanto sapranno dominare la tecnologia. Servono figure nuove che abbiano la somma di diverse esperienze: marketing e tecnologia, ingegneria e strategia. Noi lo chiamiamo Marketing Technology Lead, ieri non esisteva, domani lo cercheranno tutti». Ma non solo. Alcune professioni dovranno essere ripensate da zero e sempre più spesso i manager avranno, come interlocutori interni, partner e clienti finali, delle macchine. «L’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose sono entrati nella vita di tutti i giorni, oggi parliamo con Siri, domani avremo un assistente virtuale», continua Bucci, «e il frigorifero, per fare un esempio banale, farà per noi la lista delle cose che mancano e le ordinerà online. A questo punto è evidente che i pubblicitari di domani dovranno convincere un frigorifero a comprare il latte A piuttosto che B».Ma cosa avranno mai da dirsi un marketing manager e un frigorifero? «Questo sarà il lavoro del manager aumentato, un’altra nuova figura che dovrà comunicare con assistenti virtuali muovendosi all’interno di una nuova realtà, appunto aumentata».

fonte: Andrea Nicoletti – Business People

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