Aziende, come fare open innovation con i fornitori per migliorare il business

Posted by Dario Favaretto

Come abbiamo spesso sentito quando si parla di Open Innovation, una delle teorie fondamentali del paradigma è appunto quella della collaborazione, cioè della necessità di aprire al mondo esterno la propria azienda per innovare.
Proviamo a contestualizzare questa collaborazione alla supply chain, ovvero all’ecosistema che fornisce software, componenti, materie prime, materiali e quant’altro sia necessario a produrre un prodotto, o offrire un servizio.

Il trend segue un andamento diverso da quello tipico delle altre fonti di innovazione. Infatti, nel momento in cui vogliamo creare un nuovo mercato i nostri fornitori sono piuttosto dei “partner” commerciali. Diverso è per un business più maturo, laddove si inizia ad avere diversi fornitori: per il “dual source”, per prodotti multicomponenti, o per alti volumi. Nella fase di efficientamento, si mettono anche in atto politiche di riduzione dei costi di fornitura, quindi negoziando nuovi prezzi, nuove forniture e tutto ciò che ci permetta di limitare le spese e preservare i margini.
In questo caso l’innovazione con i fornitori risulta assolutamente necessaria, e far leva sul potenziale “nascosto” dei nostri suppliers diventa quasi vitale. In poche parole, nella fase di efficientamento del modello di business, le aziende devono iniziare a sfruttare le competenze e le capacità di innovare dei propri fornitori, per migliorare i propri prodotti, per creare nuove features, o semplicemente per trovare nuove opportunità per ridurre i costi.

Come sfruttare il potenziale innovativo dei propri fornitori?
Una risposta potrebbe essere quella di elaborare e mettere in atto nuove politiche per coinvolgere maggiormente il proprio ecosistema nel processo innovativo. Un esempio potrebbe essere quello di organizzare degli eventi in cui i fornitori possano sfruttare il modello del roadshow, per mostrare le tecnologie in loro possesso, o quello su cui stanno lavorando, e che potrebbe essere di interesse per l’azienda.
Il roadshow dovrebbe comunque rispondere ad un tema di innovazione dettato dall’azienda, ad esempio nuove idee per l’utilizzo di sensori per migliorare l’autonomia dei robot industriali (parlando di industria 4.0). Un altro esempio potrebbe essere quello di organizzare un cosiddetto hackathon di prodotto, dove invitare alcuni fornitori, possibilmente complementari, per lavorare con loro su un nuovo concetto di prodotto, e creare un prototipo semi-funzionale che andrebbe successivamente co-sviluppato in altre attività progettuali.
Altrettanto utile potrebbe essere l’utilizzo di piattaforme collaborative e virtuali esclusivamente per i fornitori, pubblicando i propri “challenge” (ovvere le “sfide” innovative rivolte appunto al crowd), come già fanno alcune aziende multinazionali.

Ma a questo punto resta da capire come massimizzare l’impatto dell’innovazione con i fornitori.
In realtà rispondere a questa domanda non è semplicissimo, poiché ci si deve calare nel contesto specifico dell’azienda che vuole innovare. Ad esempio, per quelle aziende che vogliono risolvere dei problemi specifici legati ad un prodotto in particolare, si potrebbe pensare a delle attività con focus altrettanto specifici. Per focus specifico intendiamo lavorare per obiettivi ben incentrati su un determinato tema, o sul risolvere un determinato problema tecnico ben circoscritto.

In quest’ottica, si potrebbe pensare di lavorare solo con alcuni fornitori, ad esempio quelli strategici, e far sì che si crei la classica situazione di win-win, in modo che anche i fornitori siano fortemente coinvolti e motivati ad innovare con l’azienda che “chiede” innovazione, e soprattutto facendoli sentire parte integrante del processo di innovazione.

Un altro esempio potrebbe essere relativo a quelle aziende che invece innovano utilizzando come “supplier” le startup che, per questo motivo, vengo coinvolte nei programmi di “accelerazione” corporate. Infatti, la nostra esperienza ci ha dato modo di osservare che molte aziende che hanno attivato al proprio interno degli acceleratori di startup, spesso utilizzano questi ultimi per aiutare il nuovo business nello scale-up del proprio prodotto, in modo che, ridotto il rischio di investimento, possano investire direttamente nella startup.

In alcuni casi abbiamo anche visto che le startup sono diventate fornitrici strategiche della tecnologia che serviva all’azienda per sviluppare il nuovo prodotto da lanciare sul mercato.
Di esempi potremmo farne altri, guardando alle diverse pratiche nell’industria nazionale e internazionale, ma l’obiettivo era dare un’idea di quello che significa innovare in modo open con la propria supply chain.

Questi esempi sono utili ad illustrare il concetto, e soprattutto a far capire come l’open innovation con i fornitori ha un ruolo nel processo innovativo, e come esso sia correlato allo sviluppo del modello di business.

Per concludere vorremmo giusto riassumere un paio di concetti basilari: l’utilizzo dell’open innovation si sposa molto bene con il concetto dell’innovazione con i fornitori, e risulta particolarmente essenziale quando il business è maturo e focalizzato sull’innovazione efficiente; questo approccio innovativo con i fornitori è valido per qualsiasi realtà aziendale: piccola, media, grande, B2B, B2C. Non esistono differenze sostanziali, l’importante è avere chiari i propri obiettivi e sperimentare con dei modelli per innovare efficacemente con la propria supply chain.

fonte: Adriano La Vopa – EconomyUp

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