Come sapere se un prodotto è sostenibile? Ecco le startup che danno il punteggio di sostenibilità

Posted by Dario Favaretto
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La sostenibilità è diventata ormai imprescindibile nel retail (e non solo), gli acquirenti sono sempre più alla ricerca di prodotti sostenibili e diventa quindi importante avere un punteggio di sostenibilità dei prodotti in vendita: le aziende che non la considerano una priorità strategica rischiano di perdere competitività. Non a caso nel 2019 le ricerche legate allo shopping sostenibile sono aumentate del 75% (fonte: Lyst). Ma come si può sapere se un prodotto è realmente sostenibile, cioè aiuta a preservare l’ambiente e il pianeta? Il termine stesso, così come altri analoghi quali “ecologico”, “eco-friendly” o “carbon positive” (in grado di contenere o ridurre le emissioni di anidride carbonica), non è “regolamentato”: questo significa che i brand possono ampiamente utilizzare questi termini nelle descrizioni della propria merce.  Confrontare i prodotti in base a credenziali di sostenibilità è quindi estremamente difficile. Ma sta nascendo una nuova generazione di piattaforme di e-commerce, di startup e società di servizi che puntano ad aiutare i consumatori a decidere con sufficiente certezza cosa è meglio acquistare nel rispetto della natura e del pianeta. Vediamone alcune.

Dayrize e il suo punteggio di sostenibilità

La startup olandese di e-commerce Dayrize dà a ogni prodotto venduto sulla sua piattaforma un “punteggio di sostenibilità”. Costituita soltanto l’anno scorso, ha già raccolto 2,8 milioni di euro di finanziamenti. A marzo è stata selezionata come finalista di SXSW Pitch, prestigioso premio per startup tecnologiche. Alla fine di aprile 2021 verrà lanciata nel Regno Unito, il più grande mercato di e-commerce d’Europa con 141 miliardi di sterline di giro d’affari, per poi espandersi in altri mercati europei.

Dayrize, che propone sulla sua piattaforma oltre 180 brand nelle categorie moda, casa e bellezza, consente di valutare ogni prodotto attraverso uno strumento che assegna un punteggio compreso tra 0 e 100 in base al suo quadro generale di sostenibilità. Il punteggio valuta le prestazioni attraverso una serie di parametri: dal trattamento della manodopera e dei materiali utilizzati a ciò che accade alla fine del ciclo di vita e alla sua reale utilità. “In questo modo – afferma Eva Gladek, CEO di Dayrize – forniamo una quantificazione assoluta dell’impatto, utilizzando algoritmi per analizzare e confrontare una moltitudine di diversi dati relativi a un prodotto”.

Il metodo Daryze: sondaggio, dati di terze parti, dati geospaziali

Il sistema di punteggio di Dayrize richiede ai brand di compilare un sondaggio “esteso” nel quale devono descrivere i materiali utilizzati, i partner di produzione e molto altro.

Dayrize inserisce anche altri set di dati, per esempio quelli ricavati dalle banche dati sul marchio di qualità ecologica (secondo Eco Index, ci sono oltre 450 etichette e certificazioni di prodotti eco-compatibili), i dati sull’inventario del ciclo di vita e persino i dati geospaziali che tengono conto di come un prodotto (e le sue parti) viaggiano per il mondo. Tutto questo per ottenere un quadro più ampio del suo potenziale impatto. Infine queste informazioni vengono analizzate attraverso il confronto con parametri provenienti dall’Unicef e dal World Resources Institute.

Per ottenere un punteggio pari a 100, un prodotto deve essere completamente “circolare”, avere un impatto neutro o rigenerativo (ad esempio, utilizzando materiali che catturano carbonio) durante tutto il suo ciclo di vita, contribuire al sostentamento delle persone che lo producono in modo positivo e non causare alcun danno al pianeta.

Compare Ethics: il software per la valutazione della sostenibilità

Nel Regno Unito, Compare Ethics fornisce una soluzione software-as-a-service in base alla quale i brand pagano per utilizzare la sua tecnologia di valutazione e quindi visualizzare i risultati verificati sui propri siti Web.

Più di 70 aziende si sono ora iscritte per utilizzare il servizio, che secondo il co-fondatore Abbie Morris può aumentare le vendite fino al 69%. In un rapporto pubblicato a ottobre 2020, Compare Ethics ha scoperto che solo il 20% dei consumatori si fidava delle affermazioni dei marchi sulla sostenibilità, mentre l’83% si sarebbe fidato di affermazioni verificate da terze parti.

Good on You: il punteggio di sostenibilità Made in Australia

L’australiano Good On You ha valutato oltre 2mila prodotti e ha stretto partnership con i rivenditori di moda Farfetch e ThredUp.

Fondata in Australia nel 2013, la società giudica i prodotti dei brand in base a cinque categorie: eccellente, buona, media, scarsa e cattiva.  Il rating tiene conto di elementi come le condizioni di lavoro, l’uso di animali, l’impatto ambientale. Si sta rivelando una applicazione interessante soprattutto per lo scouting di piccoli marchi che si stanno impegnando sul tema sostenibilità

Il sistema di valutazione del marchio Good On You considera le più importanti questioni sociali e ambientali che l’industria della moda deve affrontare per valutare l’impatto di un marchio sulle persone, sul pianeta e sugli animali.

In questo modo, l’utente digitando il nome del brand o il tipo di capo può immediatamente visualizzare la valutazione e avere così il ‘potere’ di controllare i più grandi marchi: da Abercrombie a Mango, da Nike a Zara. E se non si è soddisfatti del risultato, Good On You aiuta a trovare tutte quelle realtà che stanno lavorando con impegno per avere un impatto positivo sul pianeta.

Fonte: Network Digitale 360

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