Le mani della Cina sul Pireo

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Pechino rafforza la sua presenza in Grecia proprio nel giorno in cui la canadese Eldorado abbandona i suoi progetti minerari nel paese a causa delle resistenze del governo Tsipras: Atene ha aperto oggi le offerte per la privatizzazione del Pireo. E l'unico concorrente in gara è allo stato la cinese Cosco, che già opera uno dei tre molti del porto. Il valore dell'offerta per il 67% del capitale non è stato reso noto. L'esecutivo ha preso atto della proposta e nei prossimi giorni, così si attendono tutti, potrebbe chiedere un rilancio prima dell'assegnazione finale. La vendita del Pireo è la terza cessione di asset pubblici in poche settimane. Un mese fa Atene ha ceduto ai tedeschi di Fraport la gestione di 14 aeroporti regionali per 1,2 miliardi e nei giorni scorsi è stata quasi chiusa la vendita degli alberghi di Astir Palace per 400 milioni a un fondo immobiliare anglosassone. Resta invece ancora in stand-by la creazione dell'agenzia per le privatizzazioni, un'authority indipendente la cui creazione è stata imposta dai creditori. Il blitz del Pireo è secondo molti osservatori la testa di ponte per un investimento molto più sostanzioso di Pechino sulla Grecia. Il governo cinese si era già offerto in passato per rilevare titoli di stato ellenici, sostenendo così il governo Tsipras durante il braccio di ferro con la Troika. Nel mirino si sarebbero anche le ferrovie, con l'obiettivo di creare un polo logistico in grado di fare da snodo per le merci nazionali verso l'Europa.
La nuova manifestazione d'interesse per la Grecia della Cina arriva per una curiosa coincidenza nello stesso giorno in cui la canadese Eldorado cala il sipario (almeno temporaneamente) sui suoi investimenti nel paese. A spingere l'azienda alla drastica decisione è il tira e molla del governo sulle concessione per la minisra d'oro di Skouries, nel mirino delle contestazioni degli ambientalisti. L'autorizzazione è stata più volte sospesa o ritirata nell'arco di pochi mesi e alla fine Eldorado ha alzato bandiera bianca. "Non ci faremo ricattare nè da società greche nè da quelle straniere", ha detto il ministro all'energia Panos Skourletis. Lo stop a Skouries mette in congelatore 2mila potenziali posti di lavoro e Eldorado ha detto che sospendenrà i lavori anche ad Olympia se non riceverà l'autorizzazione definitiva entro marzo.
La vendita del Pireo dà un po' di respiro al governo di Alexis Tsipras in un momento molto delicato. Il ministro delle finanze Euclid Tsakalotos è in tourné europea in questi giorni per presentare la riforma delle pensioni messa a punto dalla maggioranza e domani vedrà il suo omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. Nei prossimi giorni tornerà ad Atene la Troika per verificare lo stato di avanzamento delle riforme. Obiettivo (almeno da parte ellenica) arrivare prima possibile a una decisione sulla ristrutturazione del debito. Il percorso però non sarà facile. E il punto dolente è il fabbisogno fiscale del paese per far quadrare i conti 2016. Atene in base alle intese deve raggiungere nel 2016 un avanzo primario dello 0,5% del Pil e secondo molti osservatori per centrare l'obiettivo bisogna colmare un buco da 600 milioni al netto delle iniziative già votate e alla riforma previdenziale in gestazione. Si vedrà se Atene e la Troika riusciranno a trovare una quadra. Tsipras nel frattempo ha scoperto chi sarà l'avversario che in futuro gli contenderà la leadership del paese: il 47enne Kyriakos Mitsotakis che (un po' a sopresa) ha battuto Vanglesi Meimarakis nelle primarie per la guida di Nea Demokratia. Mitsotakis riassume nella sua persona un curioso paradosso: è l'alfiere del cambiamento liberale nel partito e nel paese, proclama la necessità di liberare la nazione da burocrazia e familismo e dai peccati della vecchia politica. Nello stesso tempo però è il rampollo di una delle dinastie storiche elleniche, figlio di un ex primo ministro e fratello di Dora Bakoyanni, altra eminenza grigia del dentro-destra. E la sua breve esperienza al timone del ministero della pubblica amministrazione del governo Samaras non è stata segnata da un'azione riformista incisiva (complice, dicono i suoi sostenitori, i laccioli imposti dal premier). Mitsotakis ha già fatto sapere comunque che non sosterrà il governo nel percorso dell'ok alla riforma delle pensioni.

fonte: Repubblica.it

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