Thun, dagli angioletti al digitale: tuffo nell’economia 4.0 con Connectbay

Posted by Dario Favaretto

«I sogni diventano realtà regalando gioia con il cuore a noi e agli altri». Sono passati ormai oltre 60 dalla nascita di Thun ma il motto della sua co-fondatrice, la contessa Lene Thun, non ha mai smesso di guidare l’azienda familiare famosa per i suoi angioletti in ceramica. E Connectbay, la società per la trasformazione digitale di Pmi e grandi imprese lanciata a inizio 2017 dal gruppo di Bolzano, ne è l’ultima dimostrazione. Un nuovo business di famiglia che spazia dalla logistica all’e-commerce e che in 12 mesi ha raggiunto risultati degni di nota: circa 14 milioni di euro di ricavi, 8 milioni di investimento nel biennio 2017-2018, 150mila metri quadrati di sito a Mantova (di cui 35mila di impianti ad alta automazione per il controllo e lo smistamento merci), oltre 170 lavoratori tra dipendenti e collaboratori, e grandi marchi dell’abbigliamento, dell’industria e di altri settori portati a bordo.

Non si tratta comunque di una svolta nata da un giorno all’altro, ma di un’idea maturata nel corso degli anni osservando le attività di Thun Logistics, il polo creato a Mantova nel 2008 per gestire la logistica della storica azienda di oggetti da decoro e da regalo: «Avevamo un’esigenza di razionalizzazione e monitoraggio del magazzino e degli ordini. Abbiamo creato un centro logistico, lo abbiamo digitalizzato e ci siamo resi conto dell’efficienza raggiunta. Allora ci siamo chiesti: perché non metterla a disposizione di altre aziende?», racconta Simon Thun, fondatore di Connectbay nonché figlio dell’attuale presidente del gruppo di famiglia, Peter Thun. Così a inizio dello scorso anno, con la doppia acquisizione del system integrator Mbo Consulting e di Fast Applications, società specializzata nella programmazione IT, ha mosso ufficialmente i primi passi la newco.

I tre pilastri di quello che Thun definisce il “centro commerciale dell’era online” sono la consulenza strategica, le infrastrutture IT e la logistica. Un modello aziendale ibrido fisico-digitale che sembrava destinato a un dominio dell’ambito business-to-business (circa il 60% del giro d’affari nel 2017). E che invece avrà il suo motore di sviluppo nel mondo nelle attività business-to-consumer, in particolare in quelle legate all’e-commerce. Nel corso dello scorso anno ai grandi clienti industriali (Gruppo Maccaferri, Prysmian e altri) si sono infatti aggiunte realtà come Illy, Yamamay, Carpisa e Teddy Terranova. Marchi dell’abbigliamento, del food e di altri settori che non cercano solo un hub logistico, ma chiedono un supporto più ampio legato soprattutto alla vendita multicanale. Non a caso Connectbay ha lanciato a inizio dell’anno in corso Connectplace, una piattaforma digitale B2B per la gestione ottimizzata delle spedizioni globali.

Seppur con le dovute proporzioni, viene spontaneo il paragone con il modello Amazon. Specialmente per quel che riguarda la logistica. Alcuni tratti distinguono però la nuova creatura della famiglia Thun dal colosso di Jeff Bezos: «Abbiamo delle similitudini con Amazon, ma anche alcune differenze. La logistica è senza dubbio un asse portante e infatti stiamo ampliando il nostro hub di altri 10mila metri quadrati perché la domanda è in crescita – sottolinea Alessio Longhini, amministratore delegato di Connectbay – Ma osserviamo altrettanto dinamismo negli altri servizi di supporto, che sono quelli in cui ci giochiamo il nostro vantaggio competitivo: la personalizzazione. Lavoriamo con un approccio su misura su ogni fronte, dalla stessa logistica al packaging, passando per i prodotti, la gestione dei dati e i siti di e-commerce. Non possiamo fare altrimenti perché ogni azienda ha esigenze molto differenti».

La società ha stanziato un investimento da 8 milioni di euro per il biennio 2017-2018, che non servirà solo all’ampliamento del sito per lo smistamento merci. Oltre 3 milioni risultano a budget per la ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per la trasformazione digitale. L’obiettivo per l’anno appena iniziato è accelerare l’espansione, senza spingere sulle linee esterne e con uno sguardo all’estero. «Non abbiamo programmato nuove acquisizioni perché preferiamo una crescita più organica. Dopo un anno di rodaggio sappiamo di avere tutti gli strumenti necessari a disposizione – sostiene Thun – Stiamo anche portando avanti un percorso di internazionalizzazione. Nell’era del commercio elettronico globale l’export è un volano importantissimo. Questa sarà sicuramente una delle priorità per il prossimo triennio».

fonte: La Repubblica

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